Il potere di un grande cuore
(Cantico dei cantici 1:1-4)
L’insistente richiesta “Bacimi egli dei baci della sua bocca” indica una crisi ed un nuovo principio nell’eroina del libro che s’intitola “Il Cantico di Salomone” o “Il Cantico dei Cantici”. Essa considera il passato e ivi scopre mancamenti e contrarietà; possedeva, ed ancora possiede un grande ideale al quale non è pervenuta. Contrita nel sentimento, ma decisa a non rassegnarsi alla sconfitta, essa invoca aiuto da Colui al Quale si è consacrata ed il Quale – ohimè – non ha servito come desiderava. Ritta alla frontiera fra il passato ed il futuro, è arrivata ad intendere che solo una perfetta intimità collo Sposo del suo cuore la salverà da ulteriori cadute.
Sa che non si può divenire impavidi ed essere vittoriosi ascoltando voci negative, ma solo nell’avere un grande positivo e che la sua unica salvezza è nell’essere attratta sempre più al Suo Signore.
Fino ad ora la Sullamita ha provato solo i di Lui favori. Essi furono grandi ed incoraggianti, ma essa non ne ha approfittato; ha scoperto in sé stessa come una doppia vita. Eppure è una donna predestinata: la forza dell’elezione la stringe ed essa ha, alla fine, presa una eroica decisione. Avendo perduto ogni speranza nelle proprie forze, sa che l’unico rifugio è di essere interamente assorbita nell’amore del Suo Signore. Non domanda più favori. Implora soltanto: “Bacimi Egli dei baci della Sua bocca”. È questa una figura terrena! Però, non abbiamo altro mezzo di chiarire misteri, se non usando paragoni terreni, espressioni di linguaggio terreno.
L’Amor di Cristo, quando è realmente capito e posseduto, crea i martiri. Vi sono varie forme di martiri; in modo speciale per coloro che hanno un’anima intensa. Un amore profondo, quando è appieno corrisposto, agisce come una protezione contro i vari fascini del male.
Mente e cuore aborriscono il vacuo; però, quando il Signore riempie la mente e possiede il cuore, il Cristiano non ha né tempo né voglia di badare ad altri oggetti. La vita di molti santi dimostra la verità di queste affermazioni. Vi è una grande forza in un grande amore.
La Sullamita, come se parlasse a sé stessa più che al Suo Amato, continua: “Perciocchè i tuoi amori sono migliori che il vino”. In questo affetto essa trova di più ancora dei doni e benedizioni che può ricevere. Il Signore conosce i nostri desideri, nondimeno i cuori devoti amano parlarGli. Ci fortifichiamo, crescendo in fermezza, ascoltando le nostre parole di lode e di consacrazione.
“Per l’odore dei tuoi preziosi olii odoriferi (il tuo nome è un olio odorifero sparso) ti amano le fanciulle”.
La Sullamita, non si azzarda a dire ch’essa lo ama, perciocché chi veramente ama, non vanta il suo amore. Altre, al suo parere sono più degne; altre, infatti, Lo amano, e le chiama vergini, significando innocenti. Spesso i santi hanno riguardato il passato, il tempo della loro innocenza, e pensano che solo allora potevano amare e servire il Signore. Debbono ancora conoscere il cuore e la provvidenza di Dio per cui la Sua Redenzione può portarci a uno stato migliore di quello dell’innocenza, ancora non messa a prova. Qualcuno traduce: “Conciossiachè le tue carezze sono migliori che il vino; come la fragranza dei tuoi preziosi olii, olio sparso è il tuo nome”.
La parola “Nome” racchiude tutto della Vita e Persona del Signore. Il solo menzionare del Suo Nome, se è fatto dallo Spirito, apre una fonte di fragranza e di amori.
La Sullamita non è soddisfatta e supplica per altro. Vuole diventar prigioniera del Signore. Non fidando nella propria abilità e costanza a seguirLo, prega: “Tirami”, come per dire: “In quest’istante sono completamente decisa. Conoscendo però il mio passato e le mie debolezze, non prometto che seguirò. Assumi Tu, Tu stesso, il carico del mio venire a Te. Imprigionami e tirami”.
Ed è vero che il Signore attira le persone “con corde umane, e con funi d’amorevolezza” (Osea 11:4); ma la Sullamita domanda più di quello. Se noi scorgiamo nelle parole l’intimo significato, vuol dire questo: “Prendimi per la mano e tirami dietro a Te”. A questo punto ricordiamo ciò che un Apostolo profetizzò della Chiesa: “E ci ha trasportati nel Regno del Figliuolo dell’amor Suo” (Col.1:13). Ciò è più che guida. È come se un gigante, prendendo un fanciullo nelle poderose braccia per liberarlo da un pericoloso luogo, lo posasse dove non può più cadere: in luogo sicuro e perfetto, ove unica legge è l’amor di Dio.
Dopo una così insistente preghiera, la Sullamita fa una promessa: è la prima che ha l’animo di fare: “Noi correremo dietro a Te”. Un traduttore usa le stesse parole, invertendo l’ordine, dando così più largo significato: “Dietro a Te, noi correremo”. Ohimè! Nel passato la provata Sullamita è andata vagando qua e là, nonostante le buone intenzioni, scambiando spesso credi, teorie, feste e persone per il Signore stesso. Ora ha deciso: “Dietro a Te” e non dietro ad altri. Perché domanda essa il favore in singolare, e fa la promessa in plurale? È realmente sola la Sullamita, non ha amici, simpatizzanti col suo ideale? Vedremo nel seguente capitolo. Nel frattempo leggiamo che avvenne: “Il Re m’ha introdotta nelle sue camere”. Ancora una volta promette in plurale: “Noi gioiremo e ci rallegreremo in Te; ricorderemo i tuoi amori, anzi che il vino; gli uomini diritti ti amano”. Altra versione dice: “Essi ti amano dirittamente”. Significato quasi oscuro o un parlare inadeguato, che neanche fa intendere che è più giusto amare un Tale Re.
Il Signore non risponde con parole, e la introduce di camera in camera, nel segreto della Sua Vita.
La Sullamita deve ancora molto viaggiare nel palazzo del Re e deve molto scoprire. Nel suo primo entusiasmo, essa parla pure nel nome di altri che non sono presenti, ma a cui essa testimonierà. E ancora chi sono questi altri? Di ciò al capitolo seguente: “Le Figliuole di Gerusalemme”.
G.P.